martedì 31 maggio 2011

La più grande Fandonia

Qualche mese fa, ripercorrendo questi 23 anni di esistenza e osservando perplesso la follia intorno a me, mi sono posto una domanda.

Come può riuscire una persona a sopportare ed “accettare” una situazione di evidente disagio e malessere per lunghi periodi…giorni, mesi o addirittura anni?

La risposta forse l’ho trovata leggendo un libro (consigliato dalla mia psico-sorella), intitolato “Menzogna Autoinganno Illusione” di Daniel Goleman.
Goleman è uno psicologo statunitense specializzato ad Harvard, la sua opera più nota è “L’intelligenza emotiva” nella quale spiega l’influenza che l’empatia, la conoscenza di se stessi e la persistenza hanno sul Q.I. (Quoziente D’Intelligenza).

Il libro analizza un aspetto della personalità (come tanti del resto) ancora poco conosciuto, si focalizza sulla tendenza ad ingannare se stessi e gli altri sui problemi e le contrarietà della vita. Goleman intraprende un “viaggio analitico” attraverso i territori sconosciuti della mente umana, scovando le zone oscure o come le chiama lui le “zone d’ombra..nelle quali l’individuo relega, dimenticandosene immediatamente, le sensazioni spiacevoli, i ricordi dolorosi e qualunque considerazione negativa che riguardi se stesso, coloro che ama e il mondo generale.


Il libro è strutturato molto bene, nella prima parte spiega il legame tra dolore e attenzione (quindi di come il corpo reagisca agli stimoli dolorosi abbassando il livello di attenzione), il ruolo delle endorfine e il funzionamento dello stress. La seconda parte è dedicata alla Memoria, invece la terza e la quarta parlano di Sé e nevrosi. Ma uno dei capitoli più interessanti è il quinto.
Il quinto capitolo è dedicato al ruolo e l’influenza che la famiglia esercita su un individuo (figlio/a). In verità il potere a volte distruttivo della famiglia compare molto spesso nel libro, la forza manipolatrice ed i macabri risultati che riesce ad ottenere data la sua posizione favorevole, sono inquietanti. È stata una grande soddisfazione leggere e ritrovarmi in alcune teorie di Goleman, soprattutto perché qualche mese prima di comprare il libro avevo scritto una delle mie tante turbe mentali, che parlava proprio di questo argomento:
FERREIROS
Seppur consci delle vostre imprecise e acerbe martellate,
la foga di suturare le insoddisfazioni fallimentari insite in voi, non vi dissuade.
Come tanti piccoli Efesto forgiate il rovente neonato metallo.
Malleabile e impotente si deforma ad ogni violento colpo inferto
quel metallico aborto informe, ai vostri disturbati e biechi occhi appare una spada affilata.
Fieri esibite con superbia la vostra creazione,
scalcinata ristrutturazione di un decadente vissuto.
Voi padroni di tutto, infossati nella convinzione che il metallo non possa soffrire incalliti continuate la vostra opera.
Ma l'incessante odore di sangue presente nell'aria, mi convince del contrario.
Quelli che voi adorate chiamare Figli, alla mia vista figurano come Mostri in eterno conflitto.

DIEGO


Parole che forse alcuni di voi avranno già letto e forse qualcuno capito. (?)

Questo libro mi ha aiutato a capire qualcosa di più sulle motivazioni che spingono una persona a vincere la sofferenza, non combattendola!!.. ma attenuandola attraverso meccanismi complessi ed apparentemente assurdi. Ogni trauma psichico viene gestito dalla nostra “macchina perfetta” come una comune ferita, per mantenere un equilibrio, per sopravvivere l’unica soluzione è abbassare il dolore..soffocarlo in un angolo, oscurarlo alla nostra mente.


“Nella tua profonda e  forse insensata curiosità di dare una risposta a tutte quelle cose che solitamente diamo per scontate, inizia dalla più importante e vitale.
E non dimenticarti che la più grande FANDONIA è l’autoinganno.”


Ah, se avete tempo leggetelo..magari vi illumina!!...già, magari!!

venerdì 27 maggio 2011

La mia prima Massa Critica

Ieri sera, come ogni giovedì sera si è svolta la “Critical Mass”.

Che cos’è una Critical Mass??????...Ve lo spiego subito!!!!

La Massa Critica (spesso chiamata col termine inglese Critical Mass) è un raduno di biciclette che, sfruttando la forza del numero(massa), invadono le strade normalmente usate dal traffico automobilistico. Se la massa è sufficiente (ovvero critica), il traffico non ciclistico viene bloccato anche su strade di grande comunicazione, come viali a più corsie
La “Critical Mass” è semplicemente un gruppo di persone che decide di pedalare per la città nella stessa direzione, se ci sono abbastanza ciclisti, pattinatori, corridori, etc... il gruppo diventa "Massa Critica", una massa che può ri-prendere possesso di una strada e potersi muovere in sicurezza. Il fenomeno si è sviluppato in molte grandi città , a partire da San Francisco dove nel 1992 si svolse la prima “Critical Mass”.

Per quanto riguarda la città di Milano, il ritrovo è ogni giovedì in Piazza dei Mercanti alle 22 con partenza 22.30. Il percorso cambia ogni volta, ma solitamente non supera le due ore.

In settimana io e il mio fedele
amichetto Riccardo abbiamo deciso di partecipare alla nostra prima “Massa Critica”, era da tempo che ne sentivamo parlare o a volte per caso ci capitava di  incrociarla in centro…quindi ieri sera sfrecciando come due dannati sulle rive del Rio Naviglio ci siamo fiondati in perfetto orario al ritrovo.



Giunti in Piazza Dei Mercanti leggermente sudati, ci siamo subito stupiti della grande affluenza..la piazza era completamente invasa da sciami di biciclette di ogni tipo, un groviglio inestricabile di city bike, fixed gear, bmx , biclette a due piani, grazielle, tandem,mountain bike. Non mancavano anche ragazzi con pattini inline o con i classici a rotelle, altri invece con longboard e skateboard.

Pedalando tra la folla, ci siamo divertiti a trovare tutte le stranezze creative di alcuni partecipanti…un signore aveva un trombone montato sul manubrio di una graziella e lo suonava con un tubo dell’acqua, inutile dire che megafoni, fischietti, trombe, trombette, vuvuzela and company si sprecavano. In mezzo a quel caos di bici ho trovato anche un ragazzo con una Rossin bianca…abbiamo parlato un po’ e tra le tante info mi ha raccontato la storia della marca Rossin. Una storia che mi permetterà di tirarmela il doppio di quello che normalmente già faccio!!!...(Riccardo… lo so è una storia difficile da accettare!!)

Ore 22.38 con un po’ di ritardo...SI PARTE!!!!!!

FANTASTICO...una massa di cicli che invade la strada fermando tutto e tutti!!!...stasera comandiamo noi ragazzi. Come un grande fiume cigolante ci dirigiamo verso Piazza Castello, poi verso Cadorna e ancora verso Conciliazione…semaforo rosso, giallo o verde non importa…si passa!!...io e Riccardo ogni tanto ci giriamo per quantificare i partecipanti, siamo tantissimi forse più di 400. Ogni tanto ci si ferma agli incroci o in rotatoria per creare il massimo disagio, gli automobilisti sono allibiti..qualcuno protesta, ma poi scappa in macchina.

Quattrocento ciclisti fanno paura!!!

Il giro prosegue fino a Viale Certosa..ognuno si muove come meglio crede, le famigliole e gli anziani con un moto lento, gli skater saltano su e giù dai marciapiedi, i ragazzi in bmx ogni tanto fanno spettacolari trick..così, con una naturalezza impressionante…mentre noi con le bici da corsa, beh siamo due fulmini!!!!

Pedalando in contromano riusciamo a creare un disagio impressionante, tutto si blocca e più gli automobilisti si lamentano più alimentano in noi la voglia di manifestare…alcuni tentano addirittura di investirci. Incredibile.
In questo clima di festa si riesce a fare amicizia con una facilità impressionante, si è immersi in una varietà di persone molto difficile da trovare quotidianamente. Tra fischi, trombette e musica il tempo passa velocissimo…ci ritroviamo di nuovo in zona Cairoli.

Sono già passate due ore e molti ciclo-manifestanti si sono staccati lungo il percorso…prima di tornare in Piazza dei Mercanti ci fermiamo per un ultimo grande blocco. Poi gli ultimi temerari, raggiungono i porticati del Palazzo della Ragione per un buffet notturno per festeggiare la buona riuscita della Critical.
Durante il percorso in mezzo alla massa abbiamo incontrato anche dei ragazzi di Bussero…decidiamo di tornare a casa insieme!!...altri 22 km..no problem, come dice Riccardo “Tanto ora siamo caldi!!”.

La velocità del ritorno è abbastanza sostenuta (dovuta forse anche dall’arrivo di un mega temporale)...lungo il martesana incontriamo per caso un altro compaesano di ritorno dal lavoro, tra una cazzata e l’altra arriviamo nel nostro paesello dove sorprendiamo “il” Dani scendere dalla sua super punto Igp decaux!!!...ok, capisco che andrà per le lunghe!!!

Torniamo per le 3.10.

Serata molto molto divertente, sicuramente da ripetere…la prossima volta però devo munirmi di fischietto!!!!




lunedì 23 maggio 2011

La tua anima è cieca



Le mie parole profumavano di magnolia,
e la tua anima attenta fiutava una neonata fragranza di vita.
Le mie parole squarciavano indolenti le tue fasulle certezze,
e la tua anima in silenzio ascoltava.  
Rapiva, intrappolava quelle sillabe così preziose.
Le mie parole erano sale sulle tue tormentate ferite,
e la tua anima nuovamente tornava ad assaporare il gusto amaro dello smarrimento.
Le mie parole erano la chiave, 
la mano tesa che ti rialza dopo una brutta caduta…
e la tua anima in cerca di aiuto ha tentato di afferrarla. Stringerla.
Ha sfiorato per un attimo l’oscurità.
Le mie parole raccontavano il mio essere, la profonda visione del mio mondo.
Un mondo che tante volte ti ho indicato,
un mondo che la tua anima cieca non potrà mai capire.

DIEGO



sabato 21 maggio 2011

Solitario nella notte va...

Salgo sul vagone della profumata e linda MM2, la Green Line. Quel rivolo di binari che raggiunge la “meravigliosa” Bussero. Sono le 22.08, ho perso la metro per due minuti e sono già abbastanza incazzato..mi siedo sul sedile in plastica blu scolorito. L’odore rimasto dal pomeriggio di ascella e piedi è una delizia per pochi eletti.

La “diligenza” parte con i suoi soliti delicati rumori. Mi metto a controllare il cambio della bici, con la speranza che stasera il giretto in centro possa distrarmi dai soliti pensieri. Incastrate nel cambio trovo delle microscopiche spighe di grano, mi chiedo come possano esserci finite..poi ripenso a Modena!!..(Riccardino tu ne sai qualcosa!?!?).
Dopo un pò alzo la testa e ho la sensazione di trovarmi su un treno direzione: cima del Machu Picchu..sono circondato da Peruviani..stupendo!!!..peccato che l’illusione duri solo per qualche secondo, guardo fuori dal finestrino ed eccolo lì...il putrido naviglio martesana.

Il viaggio prosegue sempre con le solite difficoltà. La bici in metro all’italiano medio non va giù, la visione aberrante di una bicicletta in un vagone è “giustamente” insopportabile. Ma io ho pagato anche per la Rossin e quindi me ne strafotto.
A Porta Venezia sale un ragazzo con un trolley e un microfono in mano, sul trolley c’è attaccata con lo scotch marrone da pacchi una cassa. Il simpaticone si posiziona in centro e si prepara per la sua esibizione…le porte si chiudono e la musica parte. La base è “Sei un mito” degli 883, lo guardo con compassione mentre cantando  si struscia contro i pali simulando una lap dance. Ogni tanto grida “Votate Pisapia!!!” e qualche zarro di turno comincia a riprenderlo con il cellulare. Comincio ad avere il dubbio che non sarà una seratina semplice, giunto a San Babila scendo. Lui imperterrito continua a cantare ammiccando a delle ragazze inglesi che nel frattempo si scolano una bottiglia di vino rosso a testa.

Prendo in spalla la bici e inizio a salire le scale, al secondo gradino mi fermano tre ragazzi. Uno dei tre è iper esaltato, cerca di comunicarmi qualcosa ma non lo capisco..prende il cellulare e sembra che voglia riprendermi mentre salgo le scale. Continua a farfugliare qualcosa in modo molto gaio, estremamente gaio e fastidioso. Bene, mi girano le madonne e gli dico che non voglio essere ripreso..lui dice di volermi fotografare i piedi. I suoi amici lo difendono, dicendo che non sta facendo niente di male. Boh!!...mando tutti e tre a cagare, salgo le scale e riemergo in San Babila. 
A parte qualche intoppo la serata è bella, fa caldo e c’è un sacco di gente. Mentre mi avvicino a piazza Duomo schivando i bengalesi che lanciano in aria quei cazzo di led blu, mi rendo conto che effettivamente la gente è un po’ troppa..ah ecco perché!!!!...c’è un concerto legato alle elezioni del PD. Mi fermo un po’ ad ascoltare, sul palco c’è Roberto Vecchioni che canta la canzone con la quale a vinto il festival di Sanremo..sono circondato da coppie che si abbracciano e limonano, ummmmm meglio spostarsi verso piazza Castello. Mi lacrima un occhio per l’allergia, che fastidio..passo in mezzo alla folla, forse qualcuno pensa che io stia piangendo per la canzone..in realtà è tre ore che continuo come un cretino a strofinarlo.

Via dei mercanti e via Dante sono molto più vivibili, sfreccio sfiorando le classiche tristi coppie improbabili..sembrano delle caricature!!
I loro volti assomigliano ad un urlo soffocato, il dolore consapevole provocato dall’usura reciproca dei loro corpi, in viaggio verso l’unica destinazione possibile: la corrosione valoriale.

Mentre pedalo beato decido di passare accanto ai tavoli esterni dei bar di via Dante, mi diverto troppo a vedere i turisti e non, che mangiano piatti idealizzati come ITALIANI D.O.C..ogni volta mi guardano tutti fieri ed io invece replico con una faccia perplessa, mettendo in dubbio il loro piatto. È come pugnalarli alla schiena.
Bene.. mi avvicino al bar Majestic, non faccio neanche in tempo ad affiancarmi che mi ferma un ragazzo con in mano una tovaglia…vuole sapere se sono disposto a vendere la mia bici. Lui è il proprietario del bar, avrà 28 anni. Mentre mi parla gli guardo i capelli, sono unti da far schifo...gli spiego che la mia non è in vendita ma ho altre bici, certo..il prezzo è abbastanza impegnativo, lui pur di non sfigurare dice che non ha problemi. Lo saluto e mentre mi dirigo verso la Scala penso a come caspita fai a servire ai tavoli con dei capelli così unti. (il ragazzo/proprietario del bar Majestic pur avendo il mio numero non mi chiamerà mai più!!...ma ovviamente lui non aveva problemi, sia chiaro).

Passo sotto la galleria, il pavimento liscio è uno spettacolo e le Vittoria Pro Zaffiro tengono da Dio (ora ho messo le Rubino, ma non ditelo in giro)...faccio lo slalom tra alcune cinesine, loro sono in fila per girare sulle palle del povero toro.
Sbuco di nuovo in piazza Duomo. Il concerto è finito e la folla si accalca verso le entrate della metropolitana, vorrei rimanere ancora un po’ ma improvvisamente inizia a piovere, smadonno per qualche minuto..PERBACCO un bel temporale era proprio quello che ci voleva!!!..yuppi!!
Come un lampo raggiungo la metro!!!...cioè, rischiando la morte 5 o 6 volte arrivo a stento alle scale della metropolitana. La stazione è piena di persone, capisco che infilarmi in un vagone con la bici sarà un’impresa ardua.
Prima di timbrare i biglietti  mi soffermo a guardare un bengalese che miracolosamente vende ombrelli e mantelline, ma CAZZO!!!..come faceva a prevedere che in una serena sera di fine primavera potesse esserci un temporale?!?!...dove caspiterina li teneva gli ombrelli se fino ad un secondo prima vendeva accendini giganti e megafoni?!?!...perché non va a fare le previsioni al posto di Giuliacci?!?!...Mistero.

I vagoni sono strapieni, impreco ad ogni metro che passa..alla fine mi rassegno e aspetto. Dopo quasi 20 minuti riesco a fiondarmi in un vagone semivuoto.
Appena entro mi accorgo che non sono il solo con la bici, c’è un uomo sulla quarantina con una bicicletta tutta sgangherata. Cominciamo a parlare, forse perché implicati nella stessa situazione...mi accorgo subito che lui è un po’ strano. Si chiama Daniele ed è come la sua bici..un po’ sgangherato, continua in modo super logorroico a parlare delle elezioni e di politica. Continua..continua e continua, io dico sempre “Si si è vero!!”.
Ogni tanto metto in standby il cervello..ad un certo punto però mi riprendo, su una frase in particolare: “Speriamo arrivino presto!!..i miei amici alieni”.
Eeehhh!?!?...rimango basito ma faccio finta di dargli corda, quindi replico con un “Tu credi che arriveranno presto gli alieni?!?!”..Daniele con uno sguardo da psicopatico mi risponde “Certo!!..io ogni mattina da quando sono piccolo mi metto davanti allo specchio e dico: Padre onnipotente fai che arrivino presto..invece la sera dico: Padre onnipotente fammi venire gli occhi blu e i capelli biondi!!”. A questo punto inizio a preoccuparmi leggermente della situazione e mi chiedo “Ma tutti io porca puttana!?!?!”..Daniele invece mi “rassicura” dicendomi che è assistito dai servizi sociali e che rischia due anni di galera (non so per quale motivo), poi continua dicendomi che da giovane è stato cacciato dal Leoncavallo (quindi una personcina tranquilla). Molto bene..gli chiedo a quale fermata scende, lui mi dice che abita a Crescenzago. Ottimo, mancano due fermate!!!...lui mi chiede se può lasciami il suo numero di cellulare e se faccio un viaggio di chiamarlo..anzi mi propone di andare con lui in Sardegna precisamente all’isola di San Pietro. Ummmmmm....già!!..faccio finta di memorizzare il suo numero e lo saluto.  
Daniele prima di scendere cerca di stringermi la mano, io con un’abile mossa evito quella protuberanza con le unghie che lui mi porge..non per qualcosa ma mentre parlava, ho analizzato per bene il suo corpicino scalcinato e dall’analisi le mani sono risultate abbastanza schifose.
A fatica Daniele scende dalla metro, all’ultimo mi dice ancora qualcosa ma non lo cago. BASTA!!

Il viaggio di ritorno prosegue tormentato fino a Gobba grazie a tre egiziani che insistentemente vogliono comprare la mia bici, gli dico che costa 1.000.000 di euro..niente, loro continuano in modo fastidioso. Altamente fastidioso. Esageratamente fastidioso. Mi parte l’embolo..lasciamo perdere i dettagli.

Arrivo a Bussero all’01.20

Che bella serata!!!...la prossima volta mi sa che vado alla bocciofila a giocare con il circolo anziani di Cernusco.




lunedì 16 maggio 2011

L'INUTILE BATTAGLIA

Ora che anche l'ultimo fine granello della tua clessidra ha perso l'inutile battaglia contro la gravità,
il fumo generato per occultare l'esercito delle problematiche asperità non tarderà a dissolversi.
L'apertura del nero sipario paleserà puntuale la realtà,
l'esercito che vive nel freddo grigio non annega le ferite archiviandole nel buio.
Il gelo con il quale ami vestirti, con rapida lentezza ibernerà le profondità del tuo essere.
Scaldati regalandoti nuovo calore. 

Ricordati, l'inesorabile soluzione alla necrosi è l'amputazione. 


DIEGO

FERREIROS

Seppur consci delle vostre imprecise e acerbe martellate, 
la foga di suturare le insoddisfazioni fallimentari insite in voi, non vi dissuade.
Come tanti piccoli Efesto forgiate il rovente neonato metallo. 
Malleabile e impotente si deforma ad ogni violento colpo inferto
quel metallico aborto informe, ai vostri disturbati e biechi occhi appare una spada affilata.
Fieri esibite con superbia la vostra creazione, 
scalcinata ristrutturazione di un decadente vissuto.
Voi padroni di tutto, infossati nella convinzione che il metallo non possa soffrire incalliti continuate la vostra opera. 

Ma l'incessante odore di sangue presente nell'aria, mi convince del contrario.
Quelli che voi adorate chiamare Figli, alla mia vista figurano come Mostri in eterno conflitto.


DIEGO

SEMENZA INESATTA

Fogli colmi di faticosi e laboriosi sposalizi tra parole mi circondano ormai ovunque. 
Il tempo schiacciato dall'esigenza non conta più nulla e la notte seppur buia, illumina le tortuose strade della ragione. 

L'incontrollabile istintiva scintilla incurante del galateo mi importuna sempre nell'istante meno idoneo.
Brincando com as palavras posso battezzare una stagnante pozzanghera rigenerando il suo aspro nome in fasullo abisso, ma il fallimento intrinseco ad essa non muterebbe. 

Vorrei strappare tutta questa carta sporca di lettere sbilenche, ma ad oggi rimane il miglior concime per un campo seminato recidivamente con la semenza inesatta.


DIEGO

VIDRO E CRISTAL

Quanti sguardi spenti incastonati su volti di bipedi trasparenti. 
In questo oceano di vetro, provo sempre meraviglia per la rarità del Cristallo.
I dettagli sfuggono solo allo sguardo dell'osservatore sbadato,
l'ambigua somiglianza del vetro al Cristallo illude l'inesperto viaggiatore.
Accecati dalla pienezza del colore, non cogliamo le sfumature
abituati alla monotona totalità, non apprezziamo le raffinate minuzie.
L'affascinante trasparenza del Cristallo, umilia l'opacità enigmatica del vetro
è rumore quello che ottieni manipolando il vetro, è un canto quello che generi sfiorando il Cristallo.
Ma la sostanziale diversità è insidiosa, superficialmente impercettibile.
Solo grazie alla sua elastica duttilità il Cristallo può sopportare profonde incisioni può rivivere in forme sempre diverse, capire ed apprezzare l'unicità dei solchi che lo modellano.
Avvilito e malinconico il vetro non ha le capacità per accogliere le emozionanti incisioni regalate dall'esistenza, può solo essere graffiato in superficie. 
Graffi leggeri, lievi e inesistenti. Nel suo triste esistere rimane immutato, nella sua statica abitudine esegue gli ordini. Sentirsi Cristallo è la sua amara vittoria.

DIEGO

L'UMANO GIOCO DEGLI INCASTRI

Smussando due angoli di un quadrato, si riesce a fatica ad ottenere un triangolo. 
Ma un quadrato mutilato, non si sentirà mai un vero triangolo. 
Nell'umano gioco degli incastri, commetto sempre il solito errore!
È imbarazzante la precisione con la quale ogni forma combaci perfettamente con il suo passante, non esiste attrito. 
Si sfiorano con delicata complicità.
È terrificante, invece, quando il risultato di una metamorfosi malata e indotta cerca a fatica di percorrere con disinvoltura l'errato passante. 
Il suono malvagio della resistenza tra i due corpi, svela la cruda realtà. 
Sono tanti i passanti e le forme del mio gioco ma esagerata è la moltitudine degli spigoli che compongono la mia forma. 
Plasmando il nulla, si ottengono solo folli attori. 


DIEGO

SCACCO REGALE

Inerte materia umana, 
ilare proiezione distorta della tua favella.
Commediante calamita attrai gravitazionalmente i beffardi ghigni,
appagandoti della fetida finzione 
atmosfera asfissiante del tuo meschino pianeta. 
Frustrato sguattero del tuo personaggio,
in qualsiasi luogo tu possa scappare 
l'iperventilazione del tuo respiro froderà il concepimento di qualunque essenza emotiva.
Considero chi vive indossando il paraocchi emozionale un semplice turista della propria esistenza...e tu che interpreti queste acide combinazioni astruse di parole. Lo sei. 

DIEGO

CARRAPATO

Le mie parole sono come le zecche.
Fiutano attente la carne debole,
precise affondano profondi morsi dolorosi.
Stazionano nelle buie pieghe dell'inconscio,
pazienti attendono la loro gloriosa sorte.
Le ignoranti e forti mani del rifiuto come di consueto non tarderanno ad arrivare,
accecate dall'ira strapperanno con violenza quei parassiti portatori di sofferenza.
Sapienti martiri, le zecche addenteranno con ulteriore vigore la loro preda, 
il loro corpo perirà nelle sbadate mani del rifiuto
al contrario l'insidioso vorace rostro rimarrà inevitabilmente ancorato al suo obiettivo.
Inestricabile, infetterà lentamente ogni pensiero. 
Si espanderà come i cerchi nell'acqua,
rinascendo di volta in volta sempre più ampio. 
Filtrerà in ogni impercettibile crepa.
Davanti all'oscura voragine della psiche, impotente è solo colui che teme le tenebre.

DIEGO

Eu não sou um prego implantado em cimento.

Tutto è pronto, si parte.
Esco di casa mentre mia madre mi dice “Fammi sapere quando arrivi”, le rispondo “No, ci vediamo quando torno..non chiamarmi”. 
Chiudo la porta.
Comincio a pedalare direzione Stazione Centrale, il treno è alle 20.26. Attraverso Bussero, sempre le solite facce. Sempre i soliti sguardi pieni di invidia e curiosità. Arrivo sulla pista ciclabile, comincio a tirare ma mi serve un po’ di carica. Ho scaricato delle canzoni a caso nel pomeriggio, le cerco sull’Ipod…ne trovo una che è un misto Hip hop- Zarro- Balcanico. Va bene!!
Il peso dello zaino comincia già a farsi sentire, 8 kg non sono pochi. Ogni tanto urlo per lo sforzo, ma riesco a mantenere i 30km/h…in poco tempo sono a Gobba.
Costeggio il campo rom, alcuni zingari si dilettano a pescare in un torrente che puzza di merda..altri bruciano della plastica. Va beh.
Imprecando qualunque Dio esista percorro a fatica tutto Viale Padova, il traffico sembra quello di Bombay all’ora di punta. Rischiando la vita 456 volte, raggiungo Stazione Centrale.
Parto alla ricerca di una obliteratrice, dopo tre “non in funzione” riesco a timbrare i biglietti.
Binario 22, il più inculato…è quasi nascosto. Eccolo!!...il triste e puzzolente treno regionale.  Trovato il vagone “adibito” al trasporto biciclette, salgo.
Ovviamente i ganci per le bici sono tutti spaccati. Il capotreno è una ragazza, avrà 26 anni…le parlo. È molto gentile, mi dice che posso lasciare la bici nello scompartimento riservato ai ferrovieri. La ringrazio e come Mc Gyver escogito un piano per legare la Rossin ad un sedile.
Stranamente il treno parte in orario.
I passeggeri del mio vagone sono assurdi. Oltre a me (pure io sono assurdo), ci sono due ragazzi nerd che studiano a Milano ma vivono a Pavia, una signora anziana che ho soprannominato “La Cagona” e il mio preferito..un tunisino in stato confusionale.
L’anziana signora appena il treno si muove di 2 metri, si chiude in bagno. Dopo 45 minuti il capotreno bussa alla porta del bagno e chiede “Signora tutto ok??”, la cagona risponde “Non proprio, però piano piano ce la facciamo”. Dopo cinque minuti riemerge dal cesso con le calze contenitive arrotolate al ginocchio. Idola e supercagona.
Il tunisino invece ogni 6-7 minuti si alza e va dal capotreno a chiedere se la prossima è la stazione di Sanremo, lei cerca di spiegargli che il treno arriva all’una di notte, ma lui parla un misto tra francese-tunisino-arabo-versi incomprensibili. Dopo tre ore, lei  mi chiede aiuto. Con un francese rivisitato gli chiedo come si chiama, dice di chiamarsi Khaled…gli spiego che anch’io devo scendere a Sanremo e quindi di non preoccuparsi. Lo rassicuro con la frase “Ti chiamo io quando arriviamo a Sanremo Khaled”…un secondo dopo penso..” ma i cazzi tuoi Diego mai!!”
Intanto mi accorgo che “la Cagona” ha ricoperto il suo sedile di fazzoletti e carta assorbente, forse per non sporcarsi?!?!...ma viste le condizioni dei suoi capelli, forse per non sporcare il sedile.
Khaled invece dopo un po’ torna alla carica, mi chiede se può fare una telefonata in Tunisia. Lo mando a cagare. Ecco..questo lo capisce bene, se ne va. Arrivati a Savona lo vedo scendere dal treno, poi più il nulla. Khaled è scomparso…forse ha confuso Savona per Sanremo. Boh!!..chissene.
Arrivo a Sanremo all’01.20, con il consueto ritardo FS. La stazione è carina, per uscire c’è un tunnel lunghissimo mi ricorda Fiumicino…mentre lo percorro in bici l’Ipod mi sforna stranamente una canzone Italiana..inizio a cantarla, cazzo sono a Sanremo mi sento già all’Ariston!!...Mi stupisco della mia voce, dalle cuffie sembra perfetta…poi guardo le facce delle persone che incrocio….la smetto!!
Nel pomeriggio ho prenotato in 10 minuti un hotel in centro, da internet sembra ai limiti della decenza..ma non si sa mai. Però il signore dell’hotel sembrava gentile, ha detto che la bici la posso portare in camera..che carino!!..Mi ricordo la strada da Google Maps, non è difficile ma per sicurezza chiedo ad un tassista appena fuori dalla stazione.
Raggiungo l’hotel all’una e mezza, suono!!
L’hotel è ricavato dentro un palazzo d’epoca, ummm non male!!...porto la bici in spalla per due piani di scale, ad attendermi c’è una signora, che dalla faccia rincoglionita di sicuro stava dormendo fino a due millisecondi prima. Mentre mi accompagna in camera mi chiede delle informazioni sul mio viaggio, ma è talmente rimbambita che capisce l’opposto delle mie parole. Mi da la buonanotte e torna nel suo loculo.
Mi butto sul letto, accendo la tv…c’è quel noioso di Marzullo che intervista un troione siliconato. Fanculo..vado a dormire.
Dopo una nottata accompagnata da rumori assurdi e sospetti, mi sveglio verso le 07.20. Vado in bagno, piscio per circa tre minuti di fila e mi accorgo che mancano tutti gli asciugamani…bene. Esco dalla stanza per cercare la signora, la trovo indaffarata a preparare la colazione. Si scusa e mi da degli asciugamani tutti di colori diversi e talmente ruvidi da poter essere usati per lo scrub.
Dopo la doccia vado a fare colazione, ho un po’ di vomitino ma è normale. La signora mi dice “Un bel cappuccio?!?!”…quanto mi urta la parola CAPPUCCIO, con una faccia da cazzo le rispondo “No, bevo quello” indicando un succo di un colore indefinito. Quindi prendo il “succo”, una specie di torta al cioccolato e 2kg di fette biscottate…il succo ha un sapore che non associo a nessun frutto del pianeta terra e poi è iperacido. Nel frattempo si svegliano gli altri ospiti dell’hotel, età media 60-70 anni…li guardo mentre fanno colazione, mio dio!!!..Dopo questa colazione di merda…pago, saluto e me ne vado.
La giornata è stupenda, alle otto ci sono già 22 gradi…sole, cielo azzurro e mare calmo. Metto il culo sul sellino e parto per la mia impresa epica…prendo il lungomare.
Da Sanremo fino a Santo Stefano è tutta pista ciclabile, nuova e ben curata. Le gambe sono ok e la Rossin vola, carico come un mulo sorpasso ciclisti ipertecnici con una media di 38 km/h…feriti nell’orgoglio mi sorpassano a loro volta. Ogni tanto mi metto in scia a qualcuno, poi mi affianco e scambio qualche parola…ricevo un sacco di informazioni utili.
La musica mi carica, ma preferisco il suono del mare. Costeggio scogliere erose dalla forza delle onde, mi sento insignificante…l’estrema potenza della natura mi ha sempre affascinato.
A Santo Stefano la ciclabile finisce. Ci sono i lavori..la stanno lentamente continuando, mi ritrovo in un cantiere..è tutto chiuso e non so da dove caspita uscire, un muratore mi grida dietro “Ueeh non puoi passare di qui”…me ne frego, faccio finta di parlare portoghese “Eu não entendo” ed esco con tutta calma.
Attraverso Imperia, carina pensavo peggio!..sul molo chiedo informazioni ad un signore vestito molto bene, dice di essere un armatore e mi racconta la storia della città..intanto sotto i portici i pescatori cantano e giocano a carte.
Purtroppo non essendoci più ciclabili devo immettermi sulla pericolosissima Aurelia, la vista del mare è sempre bella, l’unico problema è l’angoscia di essere investito. Continuo a pedalare, ci sono un po’ di salite ma il cambio Campagnolo della Rossin risponde bene.
Arrivato a Cervo mi attende una bella sorpresa, una frana ha bloccato la strada e non c’è modo per passare. Ottimo…io devo ad ogni costo proseguire, allora cerco di convincere i Carabinieri. Niente da fare, come parlare con il muro. Vicino al blocco c’è un bar, seduti fuori ci sono 7-8 ciclisti si mobilitano tutti per risolvere il mio problema, non so perché ma mi stimano per la mia folle impresa…ma la sacra rivelazione arriva dal barista. Il barista (un uomo di quarant’anni con la classica faccia da barista) mi spiega una strada per bypassare la frana, praticamente per saltare 200 metri di frana dovrei scalare la montagna passando per una parco naturale chiamato il “Ciapà” e scendere al paese dopo. Non ho alternativa quindi accetto. Tutti, compreso lui mi guardano come se fossi uno squilibrato..un ciclista mi batte addirittura la mano sulla spalla, come per augurarmi buona fortuna. Ringrazio e parto per la scalata.
Mentre mi avvio per la salita incontro una coppia di ciclisti, sono graziosi..mi colpisce il loro sorriso sereno. Sono molto simpatici, mi augurano buon viaggio e poi lui ridendo mi dice “Non ti preoccupare è solo il primo pezzo che è faticoso”, gli rispondo che “Eh già, di solito è sempre il primo pezzo quello difficoltoso!!”,  ci salutiamo e io comincio a salire. Mi giro ancora una volta, li vedo in lontananza sono proprio belli..mi viene un po’ di magone. Mi fermo e ingurgitando cioccolato e gatorade, libero la mente. Sono pronto.
La salita, non è una salita. È un muro…ad un certo punto inizia un sentiero sterrato, prima di sbagliare mi fermo in un borgo medievale e chiedo info ad un baùscia ligure. Si!!..la strada è proprio quella. Scendo dalla Rossin e inizio il cammino, dopo 300 metri incontro due signori distinti con due beagle al guinzaglio..chiedo qualche info anche a loro. Cominciamo a parlare, anche loro sono di Milano…ora vivono a Legnano, ma prima abitavano in Corso Como. Sembrano ricchi sfondati, ma sono abbastanza alla mano…lei cerca di utilizzare un gergo giovanile con me e le riesce anche bene, invece lui è interessato ai miei viaggi. Finiamo a parlare di come io sia riuscito a riprendere gli studi, lui mi da la mano e mi fa i complimenti. Arrivati ad un certo punto ci salutiamo perché il fango comincia ad aumentare e loro, vestiti come due modelli alla sfilata di Armani, non se la sentono di continuare.
Raggiungo la cima della montagna esausto, sbraito un po’ da solo. Poi mi fermo, guardo il panorama…fino a quando dalla boscaglia sento una voce che mi dice “Eeh con quella bici lì è dura eh??...Vorresti averne una come la mia?!?”…è un signore ipersupertecnico con una mountain bike da 6000€, mi chiedo come cazzo ci sia finito in mezzo ad un cespuglio. Non ho fiato per mandarlo a cagare, quindi mi giro e guardo il mare.
Inizia la discesa, che è talmente ripida da consumarmi un bel po’ di pattini dei freni…mi spiace per la Rossin la sento soffrire, quindi uso le mie All Star in supporto ai freni fino a quando non sento la pianta del piede prendere fuoco.
Sceso al livello del mare, riprendo l’Aurelia e mollo un grido misto rabbia-gioia. Un’ora e mezza per bypassare 200 metri di frana ma….Ce l’ho fatta.
Proseguo per Laigueglia, mi ricordo che c’è un piccolo budello. Quanti ricordi, non ci penso e mi fermo a mangiare…trovo un negozio di alimentari con i prezzi gonfiati a livelli inimmaginabili, ordino alla vecchia alla cassa di darmi un occhio alla bici…prendo del prosciutto, pane, tea al limone e le insalatissime rio mare (che sono dietro al bancone e quindi devo chiedere per forza al signore di prendermele, pur di non pronunciare “insalatissime con tonno e verdurine” continuo a dire “quelle, no quelle, no no quelle”…dopo 5 minuti capisce che cosa voglio). Pago come se avessi pranzato da Savini e vado in spiaggia a mangiare.
Il sole è fortissimo e mangiare in riva al mare è uno spettacolo come sempre. Mi scappa la pipì, chiedo ad una coppia che sta prendendo il sole se mi guarda la bici e lo zaino e con la mia faccia da cazzo usufruisco del bagno di un bar, poi con disinvoltura esco senza consumare e ringrazio il proprietario. Ho pisciato anche un po’ fuori, ma questi sono dettagli.
Riparto, attraverso Alassio passando per il budello… a dire la verità me lo ricordavo più lungo, penso a questa minchiata mentre le pietre per terra mi spaccano il culo.
Inizio la tirata…dopo qualche ora e qualche crampo da lacrime arrivo a Finale Ligure, mi fermo in spiaggia e mangio i biscotti che ho fottuto in hotel, la gente mi guarda come se fossi un alieno vorrebbero chiederti cosa fai??...da dove arrivi??..dove vai??..ma non osano. Ti guardano.
Dopo una mezz’oretta di sole decido che il mio obiettivo per la giornata è Celle Ligure, il giorno dopo farò un po’ di mare e raggiungerò con calma Genova. Metto i miei 8kg in spalla e comincio a pedalare…vicino a Bergeggi entro in crisi, ho percorso quasi 90 km..decido di fermarmi a meditare. Prendo dallo zaino le tanto odiate insalatissime rio mare, non ho una forchetta quindi le rovescio sul pane…mi sento molto randagio. Il tonno pinna gialla mi permette di ritrovare un po’ di forza, riesco a liberare la mente e riprendo più rabbioso che mai…sulla strada incontro due ciclisti, mi affianco a loro per tenere il ritmo. Attraversiamo Savona, uno scempio di città…io però mi sento come nuovo. Inizio a cantare in un inglese indecente e a viaggiare con la mente, ho stampato una foto prima di partire..la guardo.
Prima di Celle c’è una discesa dove raggiungo una velocità impressionante, la Rossin regge alla grande.. la amo. In paese cerco subito l’ufficio turistico, per trovare in breve tempo un posto dove dormire che prenda anche la bici, chiedo info ad un fattone con i rasta fino al culo, mi dice che l’ufficio è chiuso il pomeriggio. Trovo l’ufficio del turismo, è aperto.
Entro, ovviamente con la bici…ormai comando io, me la porto ovunque. Ci sono due signori che chiedono informazioni ad un impiegato, che però dice di non essere lui l’addetto e che la ragazza è un secondo in bagno. Iniziano a parlare di uno sciopero dei treni, cerco di capirci di più. Arriva la ragazza dello sportello, anche lei conferma la stessa cosa..sciopero dei treni da stasera alle 21 alle 21 del giorno dopo..tutti i regionali soppressi. Inizio a imprecare contro l’Italia, contro le Fs..non è possibile!!!...prendo il comando dell’ufficio del turismo, dico alla ragazza di cercarmi un hotel a poco e con lui vado in una stanza e cerchiamo un treno sia per la sera o eventualmente per il giorno dopo. Sento un rumore metallico, come qualcosa che cade per terra…merda, uno stronzo ha fatto cadere la Rossin. Tralasciamo, hai rischiato la vita sappilo…comunque loro sono gentilissimi, lui è in ansia per me e quando troviamo il treno mi batte il cinque, mi racconta che anche lui va in bici e dice di venire in vacanza in provincia di Milano a Magenta, gli rispondo con un “Ah bello!!”..forse uno dei più falsi della mia vita, lei mi trova un posto carino dove dormire. Saluto i miei amichetti.
Il treno parte da Varazze che dista 5 km da Celle, quindi monto sulla Rossin e vado alla stazione di Varazze (perché a quella di Celle non c’è nessuno, è automatizzata) , per chiedere informazioni e sperando di poter partire il giorno dopo da Genova. Raggiungo la stazione in tempo record, allo sportello trovo una tra le persone più odiose sulla faccia della terra…mi dice che se non parto stasera rischio di rimanere in Liguria per due giorni, perché i regionali sono tutti soppressi e riprenderanno con molta lentezza.
Per concludere la mia impresa mancano meno di 30 km, Genova è a un soffio. Sono in crisi, non so che cosa fare..penso. Potrei continuare fino a La Spezia, ma comunque non ci sarebbe un treno per ritornare a casa…Scorro il menù del contachilometri, ho percorso 150.6 km in un giorno…mi dispiace tanto non potermi fermare di più per colpa di uno sciopero, ma sono felice..posso ritenermi soddisfatto. Peccato per il sole, per il mare…ma qualcosa mi dice che tornerò molto presto.
Faccio i biglietti, il treno non è diretto..ferma a Genova Piazza Principe.
Percorro il sottopasso con la bici in spalla e raggiungo la banchina, mi siedo su una panchina e tolgo la sabbia dalle scarpe..ne esce mezzo chilo, anche qualche sasso. Una ragazza si siede di fianco a me, continua a guardarmi…me ne fotto, apro gli anacardi e me li mangio poi bevo un po’ di tea. Mi viene un super vomitino. Pace sono abituato. Chiamo mia madre, le dico che torno prima perché viviamo in un paese di merda, una signora mi sente e mi dice che ho ragione. Mentre aspetto il regionale si avvicina un uomo con gli occhi spalancati dagli antidepressivi e i denti marci, mi dice “Bella questa bicicletta, anch’io devo comprarne una così”…rispondo “si si” ad ogni cosa che dice.
Fortunatamente arriva il treno, salgo sulla Rossin e raggiungo il vagone biciclette…il capotreno è una signora con la faccia rovinata dall’acne, sono incazzato con le Fs quindi le dico che la bici sta dove decido io e di non rompermi i coglioni. Insieme a me sale anche una ragazza con un passeggino enorme, dentro ci sono due gemellini biondi avranno 2 anni…le do una mano a portare su il passeggino, mi ringrazia e cominciamo a parlare. I gemellini li chiama con dei diminutivi del tipo ianchi e trippi…mi racconta che sono stati due giorni in vacanza e che ora il papà li sta aspettando a Genova. Continua a parlare di suo marito, è un po’ succube..poi mi offre dei datteri..li rifiuto, anche perché ho le mani sporche di merda. Vuole sapere da dove arrivo con la bici, le spiego il percorso…mi chiede il significato dei miei viaggi. Cerco di risponderle a modo mio, è un po’ affascinata, pure lei mi guarda in modo strano…poi  lei mi dice che anche a loro piace viaggiare, allora le chiedo dove sono stati, mi risponde “beh a Marsa Alam, poi..”…rispondo con un “Ah capisco…bello!!”, falso come Giuda.
Arriviamo a Genova Piazza Principe, lei continua a parlare di suo marito. Il treno frena e il passeggino parte via con su uno dei gemelli, riesco a bloccarlo. Ci prepariamo per scendere dal treno, lei mi chiede se le posso dare una mano. Ok, no problem. Il treno si ferma e quella stronza del capotreno ci comunica che la porta di destra è rotta, quindi dobbiamo passare in mezzo ai passeggeri…ummm molto bene. Allora prendo la Rossin la porto giù dal treno, ordino ad un ragazzo di guardarla…sempre con i miei 8kg in spalla torno sul treno, le faccio sganciare i gemellini perché il passeggino è talmente largo che non passa tra i sedili (cazzo è un suv, non una carrozzina)…mentre lei scende con ianchi e trippi in braccio io alzo il suv- passeggino e tento di passare. Faccio una fatica immane e nessuno si alza per darmi una mano, svalvolo!!!...vado fuori di testa!!!...grido “C’è uno stronzo che mi da una mano!!”, si alza un ragazzo. Portiamo giù il passeggino, lo ringrazio e gli stringo la mano. La ragazza chiede se posso tenere un secondo in braccio uno dei due gemellini (forse trippi, boh)…lo prendo in braccio e gli dico di gridare “VERGOGNA…VERGOGNA!!” ai signori sul treno e alle ferrovie dello stato e lui lo fa “VEGGONNA…VEGGONNA!!. Bravo Trippi. Saluto la mammina e i gemelli e vado a vedere il tabellone dei treni, lei non sa come ringraziarmi. Il saluto con le manine dei due bambini mi ripaga del minimo sforzo.
Il treno per Milano parte tra 30min, a me scappa la pipì in un modo assurdo. Chiedo alla polizia se posso lasciare la bici nel loro ufficio. Mi rispondono “No, non possiamo farlo”, allora chiedo “e se la lascio qui davanti??”..mi dice che “Noi non la guardiamo”. Che schifo.
Vado in bagno c’è il tipo dei cessi nel suo gabbiotto con le gambe accavallate sulla scrivania, gli chiedo se mi da un occhio alla bici mentre vado in bagno, mi dice “Lasciala lì”…allora ripeto “Puoi farmi un favore??”, lui risponde “Se viene uno e te la porta via, io non corro”. Lo mando a cagare e me ne vado.
Prendo il treno per Milano Centrale, il capotreno è ancora una donna. È una cosa bella, positiva, sono molto precise e di sicuro più gentili degli uomini…mi piace vedere le donne lavorare in ogni settore dal più alto al più basso, senza nessuna discriminazione. Il viaggio è una noia, ascolto Let it be e mi viene un po’ di malinconia…non so perché.
Arrivo in Centrale alle 21.30, prima di scendere dal treno un ragazzo mi dice “Oh, bella questa bici” e poi sta zitto e mi guarda…boh!!!..io non rispondo, dopo 5 minuti replica con “Un mio amico ce l’ha uguale!!”, non lo cago sono stanco. Scendo e monto sulla Rossin, un poliziotto mi dice che devo andare a piedi…appoggio il culo sulla canna e girato l’angolo pedalo come un dannato, pure sulle scale mobili. Sono stanco, distrutto ma non ho voglia di tornare a casa…sto bene fuori. 
Si pensa di meno, si soffre di meno.
Decido di andare in Duomo a mangiare qualcosa, ho talmente tanta forza nelle gambe che raggiungo San Babila in 3 minuti forse meno. Faccio il mio solito slalom tra le persone fino a piazza Duomo. La gente mi guarda, sembra che nel loro sguardo ci sia scritto “beato te che puoi, perché io vorrei ma non sono capace”..bah!!..non la capirò mai questa cosa. Mi avvicino alla vetrata di Spizzico e chiedo alla ragazza alla cassa se posso entrare un secondo con la bici, mi dice “Assolutamente no!!”..apro la porta e le dico “I cani invece immagino possano entrare”…replica con un “Certo!!!”. Che paradosso.
Allora provo da McDonalds, qui con un giro di parole convinco il tipo della sicurezza a guardarmi la Rossin..ordino e in due secondi sono fuori, mentre lo ringrazio un marocchino che lavora da Mc mi chiede “Quandi milioni questa bici??”…faccio finta di non aver capito e vado a mangiare sulle gradinate del Duomo. C’è un bel po’ di gente e fa caldo. Mentre mangio di fianco a me ballano la breakdance, ma un gruppo di ragazzi sembra più interessato a me che al ballo..mi si siedono a due millimetri e mi guardano, gli offro i mikado che ho avanzato. Accettano. Verso le 23 faccio un giro in galleria, via Mercanti, via Dante…vado a prendere la metro.
Aspetto la metro per 30 minuti e le gambe cominciano a fare male. Mentre torno chiamo Riccardo, tutti sul vagone in silenzio ascoltano gli stracazzi miei ma dopo un pò non sento  più niente perché c’è un rumore assurdo. Raggiunta la ridente Bussero, mi fermo a parlare con un mio ex professore…lui mi dice “Stronzo, cosa ci fai così abbronzato???”…allora parliamo per un po’…torno a casa all’ 01.40.