Tutto è pronto, si parte.
Esco di casa mentre mia madre mi dice “Fammi sapere quando arrivi”, le rispondo “No, ci vediamo quando torno..non chiamarmi”.
Chiudo la porta.
Comincio a pedalare direzione Stazione Centrale, il treno è alle 20.26. Attraverso Bussero, sempre le solite facce. Sempre i soliti sguardi pieni di invidia e curiosità. Arrivo sulla pista ciclabile, comincio a tirare ma mi serve un po’ di carica. Ho scaricato delle canzoni a caso nel pomeriggio, le cerco sull’Ipod…ne trovo una che è un misto Hip hop- Zarro- Balcanico. Va bene!!
Il peso dello zaino comincia già a farsi sentire, 8 kg non sono pochi. Ogni tanto urlo per lo sforzo, ma riesco a mantenere i 30km/h…in poco tempo sono a Gobba.
Costeggio il campo rom, alcuni zingari si dilettano a pescare in un torrente che puzza di merda..altri bruciano della plastica. Va beh.
Imprecando qualunque Dio esista percorro a fatica tutto Viale Padova, il traffico sembra quello di Bombay all’ora di punta. Rischiando la vita 456 volte, raggiungo Stazione Centrale.
Parto alla ricerca di una obliteratrice, dopo tre “non in funzione” riesco a timbrare i biglietti.
Binario 22, il più inculato…è quasi nascosto. Eccolo!!...il triste e puzzolente treno regionale. Trovato il vagone “adibito” al trasporto biciclette, salgo.
Ovviamente i ganci per le bici sono tutti spaccati. Il capotreno è una ragazza, avrà 26 anni…le parlo. È molto gentile, mi dice che posso lasciare la bici nello scompartimento riservato ai ferrovieri. La ringrazio e come Mc Gyver escogito un piano per legare la Rossin ad un sedile.
Stranamente il treno parte in orario.
I passeggeri del mio vagone sono assurdi. Oltre a me (pure io sono assurdo), ci sono due ragazzi nerd che studiano a Milano ma vivono a Pavia, una signora anziana che ho soprannominato “La Cagona” e il mio preferito..un tunisino in stato confusionale.
L’anziana signora appena il treno si muove di 2 metri, si chiude in bagno. Dopo 45 minuti il capotreno bussa alla porta del bagno e chiede “Signora tutto ok??”, la cagona risponde “Non proprio, però piano piano ce la facciamo”. Dopo cinque minuti riemerge dal cesso con le calze contenitive arrotolate al ginocchio. Idola e supercagona.
Il tunisino invece ogni 6-7 minuti si alza e va dal capotreno a chiedere se la prossima è la stazione di Sanremo, lei cerca di spiegargli che il treno arriva all’una di notte, ma lui parla un misto tra francese-tunisino-arabo-versi incomprensibili. Dopo tre ore, lei mi chiede aiuto. Con un francese rivisitato gli chiedo come si chiama, dice di chiamarsi Khaled…gli spiego che anch’io devo scendere a Sanremo e quindi di non preoccuparsi. Lo rassicuro con la frase “Ti chiamo io quando arriviamo a Sanremo Khaled”…un secondo dopo penso..” ma i cazzi tuoi Diego mai!!”
Intanto mi accorgo che “la Cagona” ha ricoperto il suo sedile di fazzoletti e carta assorbente, forse per non sporcarsi?!?!...ma viste le condizioni dei suoi capelli, forse per non sporcare il sedile.
Khaled invece dopo un po’ torna alla carica, mi chiede se può fare una telefonata in Tunisia. Lo mando a cagare. Ecco..questo lo capisce bene, se ne va. Arrivati a Savona lo vedo scendere dal treno, poi più il nulla. Khaled è scomparso…forse ha confuso Savona per Sanremo. Boh!!..chissene.
Arrivo a Sanremo all’01.20, con il consueto ritardo FS. La stazione è carina, per uscire c’è un tunnel lunghissimo mi ricorda Fiumicino…mentre lo percorro in bici l’Ipod mi sforna stranamente una canzone Italiana..inizio a cantarla, cazzo sono a Sanremo mi sento già all’Ariston!!...Mi stupisco della mia voce, dalle cuffie sembra perfetta…poi guardo le facce delle persone che incrocio….la smetto!!
Nel pomeriggio ho prenotato in 10 minuti un hotel in centro, da internet sembra ai limiti della decenza..ma non si sa mai. Però il signore dell’hotel sembrava gentile, ha detto che la bici la posso portare in camera..che carino!!..Mi ricordo la strada da Google Maps, non è difficile ma per sicurezza chiedo ad un tassista appena fuori dalla stazione.
Raggiungo l’hotel all’una e mezza, suono!!
L’hotel è ricavato dentro un palazzo d’epoca, ummm non male!!...porto la bici in spalla per due piani di scale, ad attendermi c’è una signora, che dalla faccia rincoglionita di sicuro stava dormendo fino a due millisecondi prima. Mentre mi accompagna in camera mi chiede delle informazioni sul mio viaggio, ma è talmente rimbambita che capisce l’opposto delle mie parole. Mi da la buonanotte e torna nel suo loculo.
Mi butto sul letto, accendo la tv…c’è quel noioso di Marzullo che intervista un troione siliconato. Fanculo..vado a dormire.
Dopo una nottata accompagnata da rumori assurdi e sospetti, mi sveglio verso le 07.20. Vado in bagno, piscio per circa tre minuti di fila e mi accorgo che mancano tutti gli asciugamani…bene. Esco dalla stanza per cercare la signora, la trovo indaffarata a preparare la colazione. Si scusa e mi da degli asciugamani tutti di colori diversi e talmente ruvidi da poter essere usati per lo scrub.
Dopo la doccia vado a fare colazione, ho un po’ di vomitino ma è normale. La signora mi dice “Un bel cappuccio?!?!”…quanto mi urta la parola CAPPUCCIO, con una faccia da cazzo le rispondo “No, bevo quello” indicando un succo di un colore indefinito. Quindi prendo il “succo”, una specie di torta al cioccolato e 2kg di fette biscottate…il succo ha un sapore che non associo a nessun frutto del pianeta terra e poi è iperacido. Nel frattempo si svegliano gli altri ospiti dell’hotel, età media 60-70 anni…li guardo mentre fanno colazione, mio dio!!!..Dopo questa colazione di merda…pago, saluto e me ne vado.
La giornata è stupenda, alle otto ci sono già 22 gradi…sole, cielo azzurro e mare calmo. Metto il culo sul sellino e parto per la mia impresa epica…prendo il lungomare.
Da Sanremo fino a Santo Stefano è tutta pista ciclabile, nuova e ben curata. Le gambe sono ok e la Rossin vola, carico come un mulo sorpasso ciclisti ipertecnici con una media di 38 km/h…feriti nell’orgoglio mi sorpassano a loro volta. Ogni tanto mi metto in scia a qualcuno, poi mi affianco e scambio qualche parola…ricevo un sacco di informazioni utili.
La musica mi carica, ma preferisco il suono del mare. Costeggio scogliere erose dalla forza delle onde, mi sento insignificante…l’estrema potenza della natura mi ha sempre affascinato.
A Santo Stefano la ciclabile finisce. Ci sono i lavori..la stanno lentamente continuando, mi ritrovo in un cantiere..è tutto chiuso e non so da dove caspita uscire, un muratore mi grida dietro “Ueeh non puoi passare di qui”…me ne frego, faccio finta di parlare portoghese “Eu não entendo” ed esco con tutta calma.
Attraverso Imperia, carina pensavo peggio!..sul molo chiedo informazioni ad un signore vestito molto bene, dice di essere un armatore e mi racconta la storia della città..intanto sotto i portici i pescatori cantano e giocano a carte.
Purtroppo non essendoci più ciclabili devo immettermi sulla pericolosissima Aurelia, la vista del mare è sempre bella, l’unico problema è l’angoscia di essere investito. Continuo a pedalare, ci sono un po’ di salite ma il cambio Campagnolo della Rossin risponde bene.
Arrivato a Cervo mi attende una bella sorpresa, una frana ha bloccato la strada e non c’è modo per passare. Ottimo…io devo ad ogni costo proseguire, allora cerco di convincere i Carabinieri. Niente da fare, come parlare con il muro. Vicino al blocco c’è un bar, seduti fuori ci sono 7-8 ciclisti si mobilitano tutti per risolvere il mio problema, non so perché ma mi stimano per la mia folle impresa…ma la sacra rivelazione arriva dal barista. Il barista (un uomo di quarant’anni con la classica faccia da barista) mi spiega una strada per bypassare la frana, praticamente per saltare 200 metri di frana dovrei scalare la montagna passando per una parco naturale chiamato il “Ciapà” e scendere al paese dopo. Non ho alternativa quindi accetto. Tutti, compreso lui mi guardano come se fossi uno squilibrato..un ciclista mi batte addirittura la mano sulla spalla, come per augurarmi buona fortuna. Ringrazio e parto per la scalata.
Mentre mi avvio per la salita incontro una coppia di ciclisti, sono graziosi..mi colpisce il loro sorriso sereno. Sono molto simpatici, mi augurano buon viaggio e poi lui ridendo mi dice “Non ti preoccupare è solo il primo pezzo che è faticoso”, gli rispondo che “Eh già, di solito è sempre il primo pezzo quello difficoltoso!!”, ci salutiamo e io comincio a salire. Mi giro ancora una volta, li vedo in lontananza sono proprio belli..mi viene un po’ di magone. Mi fermo e ingurgitando cioccolato e gatorade, libero la mente. Sono pronto.
La salita, non è una salita. È un muro…ad un certo punto inizia un sentiero sterrato, prima di sbagliare mi fermo in un borgo medievale e chiedo info ad un baùscia ligure. Si!!..la strada è proprio quella. Scendo dalla Rossin e inizio il cammino, dopo 300 metri incontro due signori distinti con due beagle al guinzaglio..chiedo qualche info anche a loro. Cominciamo a parlare, anche loro sono di Milano…ora vivono a Legnano, ma prima abitavano in Corso Como. Sembrano ricchi sfondati, ma sono abbastanza alla mano…lei cerca di utilizzare un gergo giovanile con me e le riesce anche bene, invece lui è interessato ai miei viaggi. Finiamo a parlare di come io sia riuscito a riprendere gli studi, lui mi da la mano e mi fa i complimenti. Arrivati ad un certo punto ci salutiamo perché il fango comincia ad aumentare e loro, vestiti come due modelli alla sfilata di Armani, non se la sentono di continuare. Raggiungo la cima della montagna esausto, sbraito un po’ da solo. Poi mi fermo, guardo il panorama…fino a quando dalla boscaglia sento una voce che mi dice “Eeh con quella bici lì è dura eh??...Vorresti averne una come la mia?!?”…è un signore ipersupertecnico con una mountain bike da 6000€, mi chiedo come cazzo ci sia finito in mezzo ad un cespuglio. Non ho fiato per mandarlo a cagare, quindi mi giro e guardo il mare.
Inizia la discesa, che è talmente ripida da consumarmi un bel po’ di pattini dei freni…mi spiace per la Rossin la sento soffrire, quindi uso le mie All Star in supporto ai freni fino a quando non sento la pianta del piede prendere fuoco.
Sceso al livello del mare, riprendo l’Aurelia e mollo un grido misto rabbia-gioia. Un’ora e mezza per bypassare 200 metri di frana ma….Ce l’ho fatta.
Proseguo per Laigueglia, mi ricordo che c’è un piccolo budello. Quanti ricordi, non ci penso e mi fermo a mangiare…trovo un negozio di alimentari con i prezzi gonfiati a livelli inimmaginabili, ordino alla vecchia alla cassa di darmi un occhio alla bici…prendo del prosciutto, pane, tea al limone e le insalatissime rio mare (che sono dietro al bancone e quindi devo chiedere per forza al signore di prendermele, pur di non pronunciare “insalatissime con tonno e verdurine” continuo a dire “quelle, no quelle, no no quelle”…dopo 5 minuti capisce che cosa voglio). Pago come se avessi pranzato da Savini e vado in spiaggia a mangiare.
Il sole è fortissimo e mangiare in riva al mare è uno spettacolo come sempre. Mi scappa la pipì, chiedo ad una coppia che sta prendendo il sole se mi guarda la bici e lo zaino e con la mia faccia da cazzo usufruisco del bagno di un bar, poi con disinvoltura esco senza consumare e ringrazio il proprietario. Ho pisciato anche un po’ fuori, ma questi sono dettagli.
Riparto, attraverso Alassio passando per il budello… a dire la verità me lo ricordavo più lungo, penso a questa minchiata mentre le pietre per terra mi spaccano il culo.
Inizio la tirata…dopo qualche ora e qualche crampo da lacrime arrivo a Finale Ligure, mi fermo in spiaggia e mangio i biscotti che ho fottuto in hotel, la gente mi guarda come se fossi un alieno vorrebbero chiederti cosa fai??...da dove arrivi??..dove vai??..ma non osano. Ti guardano.
Dopo una mezz’oretta di sole decido che il mio obiettivo per la giornata è Celle Ligure, il giorno dopo farò un po’ di mare e raggiungerò con calma Genova. Metto i miei 8kg in spalla e comincio a pedalare…vicino a Bergeggi entro in crisi, ho percorso quasi 90 km..decido di fermarmi a meditare. Prendo dallo zaino le tanto odiate insalatissime rio mare, non ho una forchetta quindi le rovescio sul pane…mi sento molto randagio. Il tonno pinna gialla mi permette di ritrovare un po’ di forza, riesco a liberare la mente e riprendo più rabbioso che mai…sulla strada incontro due ciclisti, mi affianco a loro per tenere il ritmo. Attraversiamo Savona, uno scempio di città…io però mi sento come nuovo. Inizio a cantare in un inglese indecente e a viaggiare con la mente, ho stampato una foto prima di partire..la guardo.
Prima di Celle c’è una discesa dove raggiungo una velocità impressionante, la Rossin regge alla grande.. la amo. In paese cerco subito l’ufficio turistico, per trovare in breve tempo un posto dove dormire che prenda anche la bici, chiedo info ad un fattone con i rasta fino al culo, mi dice che l’ufficio è chiuso il pomeriggio. Trovo l’ufficio del turismo, è aperto.
Entro, ovviamente con la bici…ormai comando io, me la porto ovunque. Ci sono due signori che chiedono informazioni ad un impiegato, che però dice di non essere lui l’addetto e che la ragazza è un secondo in bagno. Iniziano a parlare di uno sciopero dei treni, cerco di capirci di più. Arriva la ragazza dello sportello, anche lei conferma la stessa cosa..sciopero dei treni da stasera alle 21 alle 21 del giorno dopo..tutti i regionali soppressi. Inizio a imprecare contro l’Italia, contro le Fs..non è possibile!!!...prendo il comando dell’ufficio del turismo, dico alla ragazza di cercarmi un hotel a poco e con lui vado in una stanza e cerchiamo un treno sia per la sera o eventualmente per il giorno dopo. Sento un rumore metallico, come qualcosa che cade per terra…merda, uno stronzo ha fatto cadere la Rossin. Tralasciamo, hai rischiato la vita sappilo…comunque loro sono gentilissimi, lui è in ansia per me e quando troviamo il treno mi batte il cinque, mi racconta che anche lui va in bici e dice di venire in vacanza in provincia di Milano a Magenta, gli rispondo con un “Ah bello!!”..forse uno dei più falsi della mia vita, lei mi trova un posto carino dove dormire. Saluto i miei amichetti.
Il treno parte da Varazze che dista 5 km da Celle, quindi monto sulla Rossin e vado alla stazione di Varazze (perché a quella di Celle non c’è nessuno, è automatizzata) , per chiedere informazioni e sperando di poter partire il giorno dopo da Genova. Raggiungo la stazione in tempo record, allo sportello trovo una tra le persone più odiose sulla faccia della terra…mi dice che se non parto stasera rischio di rimanere in Liguria per due giorni, perché i regionali sono tutti soppressi e riprenderanno con molta lentezza.
Per concludere la mia impresa mancano meno di 30 km, Genova è a un soffio. Sono in crisi, non so che cosa fare..penso. Potrei continuare fino a La Spezia, ma comunque non ci sarebbe un treno per ritornare a casa…Scorro il menù del contachilometri, ho percorso 150.6 km in un giorno…mi dispiace tanto non potermi fermare di più per colpa di uno sciopero, ma sono felice..posso ritenermi soddisfatto. Peccato per il sole, per il mare…ma qualcosa mi dice che tornerò molto presto.
Faccio i biglietti, il treno non è diretto..ferma a Genova Piazza Principe.
Percorro il sottopasso con la bici in spalla e raggiungo la banchina, mi siedo su una panchina e tolgo la sabbia dalle scarpe..ne esce mezzo chilo, anche qualche sasso. Una ragazza si siede di fianco a me, continua a guardarmi…me ne fotto, apro gli anacardi e me li mangio poi bevo un po’ di tea. Mi viene un super vomitino. Pace sono abituato. Chiamo mia madre, le dico che torno prima perché viviamo in un paese di merda, una signora mi sente e mi dice che ho ragione. Mentre aspetto il regionale si avvicina un uomo con gli occhi spalancati dagli antidepressivi e i denti marci, mi dice “Bella questa bicicletta, anch’io devo comprarne una così”…rispondo “si si” ad ogni cosa che dice.
Fortunatamente arriva il treno, salgo sulla Rossin e raggiungo il vagone biciclette…il capotreno è una signora con la faccia rovinata dall’acne, sono incazzato con le Fs quindi le dico che la bici sta dove decido io e di non rompermi i coglioni. Insieme a me sale anche una ragazza con un passeggino enorme, dentro ci sono due gemellini biondi avranno 2 anni…le do una mano a portare su il passeggino, mi ringrazia e cominciamo a parlare. I gemellini li chiama con dei diminutivi del tipo ianchi e trippi…mi racconta che sono stati due giorni in vacanza e che ora il papà li sta aspettando a Genova. Continua a parlare di suo marito, è un po’ succube..poi mi offre dei datteri..li rifiuto, anche perché ho le mani sporche di merda. Vuole sapere da dove arrivo con la bici, le spiego il percorso…mi chiede il significato dei miei viaggi. Cerco di risponderle a modo mio, è un po’ affascinata, pure lei mi guarda in modo strano…poi lei mi dice che anche a loro piace viaggiare, allora le chiedo dove sono stati, mi risponde “beh a Marsa Alam, poi..”…rispondo con un “Ah capisco…bello!!”, falso come Giuda.
Arriviamo a Genova Piazza Principe, lei continua a parlare di suo marito. Il treno frena e il passeggino parte via con su uno dei gemelli, riesco a bloccarlo. Ci prepariamo per scendere dal treno, lei mi chiede se le posso dare una mano. Ok, no problem. Il treno si ferma e quella stronza del capotreno ci comunica che la porta di destra è rotta, quindi dobbiamo passare in mezzo ai passeggeri…ummm molto bene. Allora prendo la Rossin la porto giù dal treno, ordino ad un ragazzo di guardarla…sempre con i miei 8kg in spalla torno sul treno, le faccio sganciare i gemellini perché il passeggino è talmente largo che non passa tra i sedili (cazzo è un suv, non una carrozzina)…mentre lei scende con ianchi e trippi in braccio io alzo il suv- passeggino e tento di passare. Faccio una fatica immane e nessuno si alza per darmi una mano, svalvolo!!!...vado fuori di testa!!!...grido “C’è uno stronzo che mi da una mano!!”, si alza un ragazzo. Portiamo giù il passeggino, lo ringrazio e gli stringo la mano. La ragazza chiede se posso tenere un secondo in braccio uno dei due gemellini (forse trippi, boh)…lo prendo in braccio e gli dico di gridare “VERGOGNA…VERGOGNA!!” ai signori sul treno e alle ferrovie dello stato e lui lo fa “VEGGONNA…VEGGONNA!!. Bravo Trippi. Saluto la mammina e i gemelli e vado a vedere il tabellone dei treni, lei non sa come ringraziarmi. Il saluto con le manine dei due bambini mi ripaga del minimo sforzo.
Il treno per Milano parte tra 30min, a me scappa la pipì in un modo assurdo. Chiedo alla polizia se posso lasciare la bici nel loro ufficio. Mi rispondono “No, non possiamo farlo”, allora chiedo “e se la lascio qui davanti??”..mi dice che “Noi non la guardiamo”. Che schifo.
Vado in bagno c’è il tipo dei cessi nel suo gabbiotto con le gambe accavallate sulla scrivania, gli chiedo se mi da un occhio alla bici mentre vado in bagno, mi dice “Lasciala lì”…allora ripeto “Puoi farmi un favore??”, lui risponde “Se viene uno e te la porta via, io non corro”. Lo mando a cagare e me ne vado.
Prendo il treno per Milano Centrale, il capotreno è ancora una donna. È una cosa bella, positiva, sono molto precise e di sicuro più gentili degli uomini…mi piace vedere le donne lavorare in ogni settore dal più alto al più basso, senza nessuna discriminazione. Il viaggio è una noia, ascolto Let it be e mi viene un po’ di malinconia…non so perché.
Arrivo in Centrale alle 21.30, prima di scendere dal treno un ragazzo mi dice “Oh, bella questa bici” e poi sta zitto e mi guarda…boh!!!..io non rispondo, dopo 5 minuti replica con “Un mio amico ce l’ha uguale!!”, non lo cago sono stanco. Scendo e monto sulla Rossin, un poliziotto mi dice che devo andare a piedi…appoggio il culo sulla canna e girato l’angolo pedalo come un dannato, pure sulle scale mobili. Sono stanco, distrutto ma non ho voglia di tornare a casa…sto bene fuori.
Si pensa di meno, si soffre di meno. Decido di andare in Duomo a mangiare qualcosa, ho talmente tanta forza nelle gambe che raggiungo San Babila in 3 minuti forse meno. Faccio il mio solito slalom tra le persone fino a piazza Duomo. La gente mi guarda, sembra che nel loro sguardo ci sia scritto “beato te che puoi, perché io vorrei ma non sono capace”..bah!!..non la capirò mai questa cosa. Mi avvicino alla vetrata di Spizzico e chiedo alla ragazza alla cassa se posso entrare un secondo con la bici, mi dice “Assolutamente no!!”..apro la porta e le dico “I cani invece immagino possano entrare”…replica con un “Certo!!!”. Che paradosso.
Allora provo da McDonalds, qui con un giro di parole convinco il tipo della sicurezza a guardarmi la Rossin..ordino e in due secondi sono fuori, mentre lo ringrazio un marocchino che lavora da Mc mi chiede “Quandi milioni questa bici??”…faccio finta di non aver capito e vado a mangiare sulle gradinate del Duomo. C’è un bel po’ di gente e fa caldo. Mentre mangio di fianco a me ballano la breakdance, ma un gruppo di ragazzi sembra più interessato a me che al ballo..mi si siedono a due millimetri e mi guardano, gli offro i mikado che ho avanzato. Accettano. Verso le 23 faccio un giro in galleria, via Mercanti, via Dante…vado a prendere la metro.
Aspetto la metro per 30 minuti e le gambe cominciano a fare male. Mentre torno chiamo Riccardo, tutti sul vagone in silenzio ascoltano gli stracazzi miei ma dopo un pò non sento più niente perché c’è un rumore assurdo. Raggiunta la ridente Bussero, mi fermo a parlare con un mio ex professore…lui mi dice “Stronzo, cosa ci fai così abbronzato???”…allora parliamo per un po’…torno a casa all’ 01.40.